Vade retro omo!

Di Marco Aragno

Ci siamo di nuovo. La Chiesa fa la voce grossa. Questa volta si fa sentire su uno temi più cari alla sua crociata anti-modernista: i gay. La delegazione francese, infatti, ha presentato all’Onu una proposta per depenalizzare l’omosessualità nel mondo, e il Vaticano, per mezzo del mons. Celestino Migliore, si è già dichiarato espressamente contrario anticipando la sua intenzione di voto. A quanto pare i gay sono considerati dalle istituzioni ecclesiastiche ancora dei criminali, oltre che dei peccatori impenitenti? L’omosessualità è perseguita a norma di legge in circa novantuno paesi, in quelli musulmani è punita anche con la morte. A rigor di logica, la Chiesa sembra favorevole acché questa ingiustizia continui ad essere perpetrata. Roba da medioevo, insomma, che ci riporta tristemente ai secoli bui, quando gli omosessuali venivano bruciati sulla graticola in compagnia di streghe ed eretici.

L’iniziativa francese, diciamocelo in tutta franchezza, è così scontata da apparire persino tardiva rispetto ad un problema che è ancora oggi di stringente attualità. Dopo anni di lotte per il riconoscimento, per la prima volta gli omosessuali verrebbero considerati come una minoranza discriminata in gran parte del pianeta, portando nella agende politiche nazionali, oltre che all’attenzione delle organizzazioni e delle associazioni umanitarie, una questione culturale e giuridica troppo spesso snobbata dai mass media o drammaticamente ridimensionata nella sua portata.

Sappiamo bene che la Chiesa non è mai stata particolarmente disponibile a cedere di qualche passo sulla questione omosessuale, né tantomeno a ritrattare certe posizioni che agli occhi di mezzo mondo sembrano ormai anacronistiche e superate. Ma da qui a dire che questa proposta creerebbe nuove e implacabili discriminazioni, per esempio mettendo alla gogna gli Stati che non riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ci vuol un bel po’ di fantasia. Il nesso causale, che secondo il Vaticano lega la depenalizzazione dell’omosessualità alla famiglia e al matrimonio, appare in verità del tutto inconsistente.  Non si capisce per quale oscura ragione l’abolizione del reato di omosessualità nel mondo debba essere un eversivo provvedimento sfascia-famiglie, un attentato alla sacra istituzione del matrimonio! Ancora una volta la Chiesa antepone la Morale alla persona, la Famiglia ai diritti. Inoltre dichiarazioni del genere sono soprattutto sintomatiche di quanto inestirpabile sia l’ossessione omofoba che ancora covano le istituzioni ecclesiastiche, un retaggio medioevale mai rimosso, da guardare ancora oggi con sospetto, se si pensa, tra l’altro, che buona parte dei chierici hanno dichiarato di essere omosessuali.

Ecco, mi chiedo fino a quando saremo costretti a sopportare questi fastidiosi rigurgiti di temporalismo,  fino a che punto la funzione moralizzatrice della Chiesa – sempre che sia legittimamente riconosciuta anche dai non credenti – possa frenare iniziative del genere dirette a promuovere la difesa della persona umana, quella stessa persona che la religione cristiana considera sacra ed inviolabile.

17 commenti

  1. LVDC (il cui vero nome è Aristarco) · · Rispondi

    Un altro squallido retaggio culturale proveniente dall’ultimo esponente della forma di governo più retrograda esistente: la monarchia assoluta, che persiste al giorno d’oggi soltanto nella Città del Vaticano. E questa è la testimonianza di come la Chiesa cattolica non scenderà mai a compromessi con nessuno, soprattutto fin quando il principio di laicità dello Stato (già sancito in molti Paesi) continuerà a non attecchire e il Cristianesimo continuerà ad essere dichiarato “religione di Stato” nella stragrande maggioranza del mondo.

  2. La Chiesa ha un altro orologio. Essa sa attendere. Per cui: non dovreste scandalizzarvi.

  3. LVDC (il cui vero nome è Aristarco) · · Rispondi

    Ha detto proprio bene Ezio Greggio, quando ha parlato dell’argomento a “Striscia la notizia”: “In molti paesi del mondo l’omosessualità è ancora considerata un reato… Pensate che in alcuni di questi gli omosessuali vengono addirittura rinchiusi… In galera? …No, in seminario…!”

  4. E’ giusto (e facile) prendersela con il Vaticano (che tra l’altro non e’ neppure membro dell’ONU e quindi non puo’ votare), anche perche’ e’ l’unico stato che si e’ pronunciato apertamente contro!
    Ma perche’ invece non parliamo anche di quegli altri stati che, solenziosamente e sotterraneamente, hanno gia’ costretto la Francia a trasformare il suo documento in una “solenne dichiarazione” (anziche’ una molto piu’ vincolante mozione), e che gia’ nel 2003 bocciarono un’analoga iniziativa (ovviamente senza dare nessuna spiegazione ufficiale, solo votando contro): tra loro, tanto per citare solo i piu’ grandi e democratici, Argentina, Australia,India, Sud Africa e…. Stati Uniti.

  5. marcaragno · · Rispondi

    Caro Homo, hai fatto una gran confusione: il Vaticano ha diritto di voto all’interno dell’Assemblea Generale come tutti gli altri stati. Il Consiglio di Sicurezza è composto invece da 15 membri di cui 5 sono permanenti. Ma saprai bene che le competenze del Consiglio sono tutt’altre.
    Inoltre l’Assemblea può emettere delle raccomandazioni, ma non può emettere mozioni né decisioni vincolanti, se non per alcune materie specifiche(come la ripartizione delle spese dell’organizzazione o la scelta dei tempi e delle modalità di decolonizzazione di alcune aree del pianeta). Dichiarazioni come quelle proposte dalla Francia hanno per lo più un valore politico e programmatico, come la stessa dichiarazione dei diritti dell’uomo, e servono più che altro a portare all’attenzione internazionale temi di interesse umano e civile.
    A parte il fastidio che la Chiesa abbia tutto questo peso anche sulle decisioni dell’onu e si comporti – a tutti gli effetti – come un soggetto internazionale di diritto, il punto della questione è che la Chiesa agisce come uno stato più che come la più importante rappresentante della religione cristiana nel mondo. Anziché diffondere il vangelo nelle foreste dell’amazzonia, si preoccupa, affetta ancora una volta dalle vecchie manie di cesaropapismo, di condizionare le scelte politiche italiane ed europee. E’ la laicità delle istituzioni politiche a venir messa ancora una volta in discussione. Gli Stati Uniti, l’Australia etc sono delle democrazie, è vero, ma sono degli Stati laici con le loro politiche e con i loro orientamenti ideali, mentre la Chiesa dovrebbe, per la natura stessa della sua missione, difendere la persona umana in tutte le sue espressioni ed astenersi dai giochi di potere. Dovrebbe insomma pensare alla salvezza delle anime piuttosto che alle poltrone. Ad indispettirmi non è solo l’opinione della Chiesa in materia di omosessualità, ma soprattutto l’enorme potere temporale che gli viene tuttoggi – e indebitamente – riconosciuto.

  6. ro Marcaragno, mi pare che la confusione la stai facendo tu:

    1) non c’entra nulla la divisione tra Assemblea Generale e Consiglio di Sicurezza. Il Vaticano non e’ uno stato membro dell’ONU ma, te lo scrivo con la dizione ufficiale in inglese un “Non-member State having received a standing invitation to participate as observer in the sessions and the work of the General Assembly and maintaining permanent observer mission at Headquarters: in quanto atle partecipa come osservatore alle assemblee dell’ONU ma non ha diritto di voto!

    2) l’Assemblea puo’ votare resolutions e decisions che certo non hanno nessun potere vincolante per gli stati membri (che possono assolutamente disattenderle) ma hanno un senso politico molto piu’ forte delle semplici mozioni.
    (La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ad esempio fu adottata come risoluzione dell’Assemblea Generale il 10 dicembre 1948: e non era una mozione!)

    3) quanto alla questione del potere temporale della Chiesa e della sua ingerenza nelle vicende politiche, beh, in questo lungi da me prenderne le difese.

    La mia osservazione voleva solo stimolare la riflessione sulla necessita’ di contrastare bnon solo gli atteggiamenti omofobici apertamente dichiarati come quelli della Chiesa ma anche quelli nascosti come quelli di molti altri stati…

  7. marcaragno · · Rispondi

    Sul punto due e sul punto tre sembra che mi abbia dato ragione tu stesso e che quindi ti sia corretto da solo. Risoluzioni e decisioni(denominate nella dizione italiana con l’espressione generica di ‘raccomandazioni’) non hanno potere vincolante, e sul loro forte senso politico non hai fatto altro che ripetere quello che ho detto io, così come hai ripetuto che non ci sono mozioni che organi dell’onu possano emettere nei confronti degli stati membri.
    Sul punto uno ho fatto proprio adesso una ricerca e, ahimé, devo darti ragione. E’ vero che nell’assemblea sono rappresentati tutti gli stati, ad eccezione di taiwan e della città del vaticano: l’ultima può avere solo un rappresentante in qualità di osservatore permanente. In pratica la rappresentanza pontificia può partecipare ai lavori dell’assemblea ma non ha diritto di voto.
    Per onor del vero, tengo a precisare che la ‘fonte’ sbagliata è stato Repubblica di ieri, l’articolo di Orazio La Rocca a pagina 6. La stessa ‘confusione’ l’hanno fatta anche altri articoli disseminati su internet e che ho avuto modo di leggere. Ti ringrazio della precisazione.
    In fine, sulla tua ultima osservazione non posso non darti ragione. Non ho mai voluto ridurre il problema dell’omofobia, che è piuttosto diffuso anche in ambienti non cattolici, alle posizioni della Chiesa. Ci sarebbe indubbiamente da riflettere sulle ragioni che inducono anche altri paesi a respingere la proposta francese di depenalizzare l’omosessualità nel mondo.Senza entrare nello specifico di una questione troppo delicata che richiederebbe uno spazio di discussione molto più ampio, credo che alla base del sentimento omofobico si intreccino ragioni sociali, culturali e più strettamente politiche. Una dichiarazione di carattere universale, come quella proposta dalla Francia, pur non essendo vincolante, porterebbe a ripensare fortemente non solo le singole legislazioni nazionali ma anche i rapporti internazionali con gli Stati contrari o, comunque, con gli Stati che non si adeguano alle raccomandazioni dell’Assemblea. In questo dinamiche gioca un ruolo importante proprio la Chiesa e il suo forte potere di interdizione sul piano della politica interna. Basti pensare alla questione su pacs, che in Italia è improvvisamente scomparsa dai giornali e dalle televisioni.

  8. Inizio dal punto 3, perche’ mi pare che la tua ultima linea di ragionamento sia assolutamente condivisibile al 100%!
    E quindi mi piace discutere con te….

    Sul punto 2 invece ho fatto un po’ di confusione per la fretta dello scrivere ma intedevo dire che ci sono decisions che di fondo sono vincolanti, cioe’ ad esempio la scelta di inviare i caschi blu o di nominare il nuovo presidente dell’UNICEF o di stabilire budget ecc…, e poi ci sono le resolutions che come giustamente dicevamo entrambi non hanno (ne’ potrebbero mai avere dato il carattere dell’ONU) potere vincolante per i songoli membri, ma esprimono il volere dell’assemblea e quindi hanno un’enorme potere di immagine e politico.
    Tra queste comunque si puo’ ulteriormente distinguere tra Conventions che hanno un valore universale, e di solito nascono da una speciale commissione nominata ad hoc e che viene poi chiesto ai singoli stati di ratificare e quindi poi assumono valore vincolante, dispositions in cui di fondo ci si prende determinati impegni (e che poi il Consiglio di Sicurezza o le altre agenzie devono attuare), i reports che di fondo fanno il punto generale su una questione (e spesso sono scritti dalle agenzie dell’ONU o da i suoi inviati o da commissioni ad hoc), e le considerations che sono una presa di posizione generale ma con specifiche raccomandazioni e infine le opinions spesso avanzate da uno o piu’ stati, con un valore generale.
    Tutti vengono approvati come resolution ma hanno un peso e una valenza molto diversa (direi nell’ordine in cui ho provato a riassumerli).

    Ecco, siccome la mia fonte sulla questione dei diritti degli omosessuali era francese e faceva un po’ di confusione, io ho genericamente parlato di “solenne dichiarazione” e di “mozione”: credo, ma potrei sbagliarmi che in realta’ si tratti della derubricazione da consideration a opinion.

    Alla prossima, comunque!

  9. P.S. Mai fidarsi di Repubblica (e di Orazio La Rocca)

  10. marcaragno · · Rispondi

    Ahahahahah. Diciamo che è meglio non fidarsi di Orazio La Rocca. Che non ci si possa fidare neanche più di Repubblica…!
    Ti ringrazio per i chiarimenti in merito a tutti i provvedimenti che l’assemblea generale ha in potere di emanare. E’ stata una bella ripassata di diritto internazionale: manco il Conforti è così preciso a riguardo! Ma – se vedi bene – le ‘decisions’ di cui mi hai parlato le avevo già citate nel mio primo intervento: ‘l’Assemblea può emettere delle raccomandazioni, ma non può emettere mozioni né decisioni vincolanti, se non per alcune materie specifiche(come la ripartizione delle spese dell’organizzazione o la scelta dei tempi e delle modalità di decolonizzazione di alcune aree del pianeta)’. Detto questo, ti ringrazio per l’intervento.

    Alla prossima.

  11. LVDC (il cui vero nome è Aristarco) · · Rispondi

    Mi permetto di aggiungere una mia parolina personale al riguardo. Credo che sia abbastanza inutile dilungarsi a distinguere tra raccomandazioni, dichiarazioni (solenni o meno), mozioni eccetera. Il dato di fatto è uno solo, che prescinde da ogni distinzione: l’ONU è un’organizzazione internazionale e non uno Stato. Quindi, non essendo uno Stato, non possiede quel requisito fondamentale di ogni Stato, ossia il potere di coercizione (il quale distingue l’ordinamento statuale dalla miriade di altri ordinamenti posti sul proprio territorio). Che se ne deduce allora? Semplice: che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite non ha poteri legislativi mondiali! Questo carattere non vincolante delle sue risoluzioni è difeso con forza da una parte non indifferente dei suoi membri, come i Paesi occidentalisti (poiché se l’Assemblea avesse poteri legislativi, i Paesi del Terzo Mondo, che detengono la maggioranza in seno ad essa, disporrebbero del diritto internazionale generale come vorrebbero). Quindi, all’interno di un’organizzazione in cui non possono essere adottate “leggi” (praticamente l’unica eccezione è, per alcuni versi, l’Unione europea), un qualsiasi intervento “riformatore” non porta a nessuna certezza. Sono le Convenzioni internazionali, quelle firmate da ogni singolo Stato che vi aderisce, ad essere vincolanti: ed anche in quel caso, però, lo Stato che ha precedentemente firmato la Convenzione può fare quello che gli pare… al massimo si becca un embargo.
    Morale della favola: una parola pronunciata pubblicamente dal Papa in via ufficiale (o da un suo collaboratore) assume, nel panorama internazionale odierno, molta più importanza del giudizio di Ban Ki-moon in persona, perché possiede un requisito che il Segretario Generale e il Consiglio di Sicurezza e l’ONU tutta se lo sognano: l’autorità religiosa. Con una sola parola il Papa è in grado di far cambiare idea a centinaia di milioni di persone. Per questo motivo, dovrebbe vergognarsi di quello che dice.

  12. marcaragno · · Rispondi

    Oddio, non volevo che la discussione diventasse una lezione di diritto internazionale. Comunque concordo pienamente su tutto, in particolare sul fatto che la vincolatività delle risoluzioni internazionali viene apertamente osteggiata dai paesi occidentali, tanto è vero che il palazzo di vetro diventa spesso il luogo per legittimare formalmente sul piano internazionale vere e proprie iniziative di guerra da parte delle superpotenze, come la guerra in Afghanistan. I diritti di voto – in particolare quello di veto dei cinque membri permanenti, all’interno del Consiglio di Sicurezza – sono proprio un riflesso della situazione di potere che si determina sullo scacchiere internazionale.
    Meno d’accordo mi trovo sul requisito fondamentale di ogni Stato, cioè sul carattere coercitivo delle sue decisioni. E’ una visione tipicamente kelsesiana che, per quanto ancora valida sotto certi aspetti, è figlia del positivismo giuridico ed è ormai superata da molti filosofi del diritto. Per assurdo, anche la camorra potrebbe essere considerata Stato per il suo forte potere coercitivo. La stessa Unione Europea, che tu hai citato giustamente come un’eccezione, non gode di potere coercitivo. Questo perché, oltre al monopolio legittimo dell’uso della forza, lo Stato richiede il riconoscimento del suo stesso potere, tanto è vero che i moderni stati democratici si fondano sull’investitura popolare e sul consenso. Lo stesso carattere vincolante delle convenzioni internazionali o delle direttive UE si basa, più che sulla sottoscrizione formale, sul riconoscimento da parte dei contraenti. Lo stesso papa, che hai citato, pur rappresentando uno Staterello di poche centinaia di persone, gode di un amplissimo consenso che gli permette di condizionare milioni di individui anche al di fuori del confini statali.
    Quindi lo Stato non è semplicemente quell’istituzione – per dirla alla Weber – che si avvale dell’uso della forza legittima, in un dato territorio, in vista dell’attuazione di un ordinamento giuridico, ma è anche quell’istituzione riconosciuta e legittimata dal consenso dei cittadini(tutti o una parte di essi). A riprova di quello che dico, basti ricordare l’importanza del ‘riconoscimento’ proprio sul piano del diritto internazionale. Uno Stato che non è riconosciuto dagli altri, non può agire come soggetto di diritto internazionale.

  13. marcaragno · · Rispondi

    errata corrige: si legga kelseniana in luogo di kelsesiana.

  14. LVDC (il cui vero nome è Aristarco) · · Rispondi

    Infatti ci tengo a precisare che non condivido a pieno la teoria di Kelsen, anche perché, oltre ad essere alquanto datata (a fronte di una materia, come il diritto, in perenne evoluzione), dimostra tutta la concezione “imperativa” che del diritto aveva l’illustre giusfilosofo austriaco. Se ho fatto riferimento a quest’aspetto (il potere coercitivo) dello Stato era soltanto per dimostrare la differenza tra la legge (o qualsiasi altro atto avente forza di legge) dello Stato e l’intervento di un’organizzazione internazionale: quest’ultima perde di parecchio il confronto, non potendosi avvalere di una particolare forza coercitiva (che non va oltre l’embargo, la rottura dei rapporti politici amichevoli e, in ultima istanza, l’invasione militare) nei confronti degli Stati associati. Niente di più.
    Poi, la questione del reale fondamento del potere statuale (il consenso dei cittadini, la forza legittima o altro) meriterebbe trattazione (e conseguente discussione) molto molto più ampia. Basti pensare, visto che hai parlato di “riconoscimento internazionale”, che i requisiti per ottenerlo sono effettività ed indipendenza (concetti abbastanza avulsi dal consenso dei cittadini): una prova di Stato “riconosciuto” come soggetto di diritto internazionale è quello dell’Iraq di Saddam Hussein, il quale manteneva da anni un regime dittatoriale (sicuramente alieno da consenso popolare) eppure agiva a livello internazionale firmando trattati ed alleanze. Un’altra piccola notazione la faccio proprio riguardo al “riconoscimento”: esso è un atto (se così si può definirlo) che appartiene più alla sfera politica che non a quella giuridica ed una prova di questa mia considerazione è il fatto che Stati Uniti e Cina si siano riconosciuti reciprocamente soltanto nel 1978, anche se da decenni firmavano le medesime convenzioni e ratificano all’interno dei propri ordinamenti i medesimi trattati, spesso bilaterali.
    Comunque, in conclusione, mi sembra evidente che la vediamo pressappoco allo stesso modo, tranne piccole divergenze su pochi punti di scarso valore. E quello che ci preme chiarire in questa sede è che, anche se sono molti gli Stati che si sono schierati apertamente contro la depenalizzazione dell’omosessualità (come sottolineato da homoeuropeus), è indubbio che la parola del Papa incida molto di più sull’opinione pubblica (e la orienti nella propria direzione di pensiero) di quella delle autorità argentine o australiane. A prescindere dal fatto che raccomandazioni & co. siano vincolanti o meno (e non lo sono). Bye bye.

  15. marcaragno · · Rispondi

    Mi sembrava scontato che, a proposito del riconoscimento internazionale, non mi riferissi al consenso dei cittadini(che è un requisito tipico dei moderni stati democratici). Non ho mai sostenuto la sussunzione della legittimità politica interna e del riconoscimento internazionale sotto un unico modello. Così come non ho mai negato il valore eminentemente ‘politico’ del riconoscimento, non essendo presente, a livello internazionale, una procedura universalmente riconosciuta che regoli questo particolare atto.
    Per il resto, concordo pienamente con quanto dici. Lo stesso Weber distingueva tra potere politico-familiare, religioso e economico. Quello religioso può essere di gran lunga più pervasivo degli altri, traendo la sua legittimità, non dalla forza o dal consenso formalmente riconosciuto, ma dal più antico dei sentimenti umani: la paura. Fare leva sui sentimenti è d’altronde la principale e più efficace strategia adottata dai totalitarismi e dalle demagogie per raccogliere consensi.
    La discussione, anche se è naufragata su territori diversi da quelli d’origine, ha indubbiamente preso una piega interessante, a dimostrazione di quanto la cultura non abbia confini, sebbene qualche idiota di turno si preoccupi ancora di classificare, con la pertinacia di un entomologo, tutti i settori e i microsettori nei quali è diviso il sapere.

  16. Giuliano · · Rispondi

    In generale sono convinto di un’ideologia forse inconscia che porta la questione sino agli elementi più antichi della questione; il tratto giuridico-legislativo nasconde gli elementi ideologici sotto i simboli della società pulita e ordinata, ma immemore o rinnegata lascia la sessualità intesa come tale. Che la chiesa tacci l’omosessualità di peccato è relativo come il fatto che le divinità pagane ne godevano e non la criminalizzavano così, agli sguardi umani -o forse gli sguardi umani le cedevano e così anche gli dèi in effetti la usavano-, così anche altre vecchie religioni primitive o alcune ancor esistenti che taccio. Alcuni studi evoluzionistici odierni dimostrano come l’omosessualità, sia praticata anche per fini affettivi puri, durante tutto l’arco della vita da alcune specie. La chiesa ha ancora paura di sodoma e gomorra che travestiti da animali, vomitano sulla società le loro avventure. Deve solo conservarsi dogmaticamente ignorante.

  17. […] (anche Orazio La Rocca su Repubblica confonde lo status del Vaticano presso l’ONU – grazie a Linutile per la segnalazione) e dall’altro la volonta’ di sollevare un grande polverone […]

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