Amico Fragile, la mia canzone preferita di Fabrizio De Andrè

di Ottavio Sellitti

Questa mattina, dividendo una paesaggio illuminato da una luna quasi irreale con una persona cui la luna succitata fa un baffo, ho ascoltato quasi per caso ancora una volta Amico Fragile. Non ho potuto fare a meno di prendere quella decisione solenne che ho evitato sinora perchè la ritenevo impossibile, ebbene ho cambiato idea, sono giunto alla conclusione che quei cinque minuti e trentadue secondi sono i miei preferiti tra quelli consegnati a noi da Fabrizio De Andrè.

Da una parte la musica è capace di trascinare l’ascoltatore tra abissi e vette in un pugno di note, il testo con tutta la forza di un’ironia sprezzante si scaglia contro una vita condotta “alla leggera” contro i convenevoli, le buone maniere, spesso maschere di esistenze vuote cui è di gran lunga preferibile una sbronza ed una stalla solitaria.

In questo giorno di ricordo (ormai sono dieci anni che è via) non posso fare a meno di presentare ancora una volta sul web questa cosa che non so come chiamare, versando ancora una volta lacrime sulla voce di De Andrè.

In coda ho aggiunto l’aneddoto che De Andrè stesso ha raccontato riguardo il momento in cui ha composto la canzone, vorrei che chi legge lo associasse a tutti coloro che nei momenti di “moda” si ricordano del Cantautore genovese, prima fra tutti la Rai che all’epoca censurò numerose sue canzoni ed in questi giorni ha realizzato tutta una serie di penosi show che a mio avviso si meriterebbe tutti gli insulti di quella serata sarda.

[Nel video il live al Teatro Brancaccio di Roma, durante l’ultimo concerto del 1998.]

Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d’attenzione e d’amore
troppo, “Se mi vuoi bene piangi”
per essere corrisposti, valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo , “Mi ricordo”
per osservarvi affittare un chilo d’erba
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità;
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi
ero molto più curioso di voi.

E poi sospeso tra i vostri “Come sta”
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci
tipo “Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un’ora al mese di te”
“Lo sa che io ho perduto due figli”
“Signora lei è una donna piuttosto distratta”

E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell’ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra.

E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi

Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a vederle spalancarsi la bocca
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo
Potevo chiedervi come si chiama il vostro cane
il mio è un po’ di tempo che si chiama Libero
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.(1)

E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.

“Stavo ancora con la Puny, la mia prima moglie, e una sera che eravamo a Portobello di Gallura, dove avevamo una casa, fummo invitati in uno di questi ghetti per ricchi della costa nord.
Come al solito, mi chiesero di prendere la chitarra e di cantare, ma io risposi -“Perchè, invece, non parliamo”, era il periodo che Paolo VI aveva tirato fuori la faccenda degli esorcismi, aveva detto che il diavolo esiste sul serio. Insomma a me questa cosa era rimasta nel gozzo e così ho detto: “Perchè non parliamo di quello che sta succedendo in italia”. Macchè, avevano deciso che dovessi suonare.
Allora mi sono rotto le palle, ho preso una sbronza terrificante, ho insultato tutti e sono tornato a casa. Qui mi sono chiuso nella rimessa e in una notte, da ubriaco, ho scritto ‘Amico Fragile’. La Puny mi ha stanato alle otto del mattino, non mi trovava nè a letto nè da nessuna parte, ero ancora nel magazzino che finivo di scrivere”.

(1) in alcuni live De Andrè modificava questo verso, sostituendo alla parola arrivederci la parola Anarchia.

Da una parte la musica è capace di trascinare l’ascoltatore tra abissi e vette in un pugno di note, il testo con tutta la forza di un’ironia sprezzante si scaglia contro una vita condotta “alla leggera” contro i convenevoli, le buone maniere, spesso maschere di esistenze vuote cui è di gran lunga preferibile una sbronza ed una stalla solitaria.

In questo giorno di ricordo (ormai sono dieci anni che è via) non posso fare a meno di presentare ancora una volta sul web questa cosa che non so come chiamare, versando ancora una volta lacrime sulla voce di De Andrè.

In coda ho aggiunto l’aneddoto che De Andrè stesso ha raccontato riguardo il momento in cui ha composto la canzone, vorrei che chi legge lo associasse a tutti coloro che nei momenti di “moda” si ricordano del Cantautore genovese, prima fra tutti la Rai che all’epoca censurò numerose sue canzoni ed in questi giorni ha realizzato tutta una serie di penosi show che a mio avviso si meriterebbe tutti gli insulti di quella serata sarda.

[Nel video il live al Teatro Brancaccio di Roma, durante l’ultimo concerto del 1998.]

Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d’attenzione e d’amore
troppo, “Se mi vuoi bene piangi”
per essere corrisposti, valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo , “Mi ricordo”
per osservarvi affittare un chilo d’erba
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità;
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi
ero molto più curioso di voi.

E poi sospeso tra i vostri “Come sta”
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci
tipo “Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un’ora al mese di te”
“Lo sa che io ho perduto due figli”
“Signora lei è una donna piuttosto distratta”

E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell’ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra.

E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi

Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a vederle spalancarsi la bocca
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo
Potevo chiedervi come si chiama il vostro cane
il mio è un po’ di tempo che si chiama Libero
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.(1)

E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.

“Stavo ancora con la Puny, la mia prima moglie, e una sera che eravamo a Portobello di Gallura, dove avevamo una casa, fummo invitati in uno di questi ghetti per ricchi della costa nord.
Come al solito, mi chiesero di prendere la chitarra e di cantare, ma io risposi -“Perchè, invece, non parliamo”, era il periodo che Paolo VI aveva tirato fuori la faccenda degli esorcismi, aveva detto che il diavolo esiste sul serio. Insomma a me questa cosa era rimasta nel gozzo e così ho detto: “Perchè non parliamo di quello che sta succedendo in italia”. Macchè, avevano deciso che dovessi suonare.
Allora mi sono rotto le palle, ho preso una sbronza terrificante, ho insultato tutti e sono tornato a casa. Qui mi sono chiuso nella rimessa e in una notte, da ubriaco, ho scritto ‘Amico Fragile’. La Puny mi ha stanato alle otto del mattino, non mi trovava nè a letto nè da nessuna parte, ero ancora nel magazzino che finivo di scrivere”.

(1) in alcuni live De Andrè modificava questo verso, sostituendo alla parola arrivederci la parola Anarchia.

16 commenti

  1. […] Carpe diem quam minimum credula postero alla ragazza Mente-chiara, e a quello che ha raggiunto un posto che si chiamasse “anarchia”, e ai tanti ancora occhi nella folla, siederà ad ascoltare dalla bella zingara bocca d’oro, […]

  2. secondo me questa è la canzone di uno sbronzo fradicio e ,forse , non vuol dire niente, o tutto ,dipend dal momento , e forse questa è poesia, ermetica ,ma poesia

    1. Anonimo · · Rispondi

      @ ics : povero di mente. Qaulche volta riesci a capire il significato di quello che leggi?

  3. ipsilon · · Rispondi

    @ ics

    ma vaffanculo!

    1. Anonimo · · Rispondi

      questa è poesia:)))

  4. può essere vero che in certi casi il testo è difficile da decifrare ( è anche questo il bello di certe tipologie di canzoni che vanno riascolate che vanno interpretate secondo la propria idea), ma sinceramente penso che qui sono espressi dei pensieri che hanno una profondità,sensibilità uniche di De Andrè. personalmente quando dice: “pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra” non posso che ammirare il suo genio.

    1. Non posso che ritenermi d’accordo con te, omonimo!

      Come ogni forma d’arte un testo poetico deve far vibrare le corde profonde di chi lo ascolta e suscitare emozioni e riflessioni. Ognuno scelga quelle che più si adattano al proprio vissuto ed al momento che sta attraversando.

      Ma in “Amico fragile” Faber coniuga in maniera splendida la pura poesia ad una spietata fustigazioe della mediocrità, del banale trionfo dei luoghi comuni e del conformismo disimpegnato.

      De Andre’non ci ha lasciato solo arte, ma anche una magistrale lezione socio-politica.

  5. E’ una delle canzoni piu’ belle di Fabrizio anche se è difficile fare una scaletta tra le piu’ belle canzoni di Fabrizio; ha lasciato un patrimonio di vero spessore, qualcosa che non si disperderà nel tempo, come accade per tutte le Cose Belle. La Bellezza e la portata della sua Poesia e della sua Musica, il suo Messaggio maturo, profondo, importante, forse non è colto (fortunamamente?) da chiunque. La chiave di lettura del suo testamento sta a metà, tra cuore e cervello, tra anima e fiato. Le sue canzoni sono, per alcuni, per sempre.
    Sono capitata qui per caso, cercando il testo di questa canzone meravigliosa che so a memoria da anni e anni ma che vederla scritta o sentirla è sempre un momento speciale.
    Celeste

  6. Apprezzo anch’io Amico Fragile di De Andrè senior ,ma a dire il vero mi riusciva difficile ascolterla per quell’aria un po’ cupa e troppo triste fino a quando non è arrivato De Andrè junior a regalarle una veste splendida. Ora è tra le mie preferite.

  7. …scusate volevo dire ascoltarla!

  8. “Potevo assumere un cannibale al giorno
    Per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle”
    mi avevano spiegato il significato di questo, ma ora non ricordo nemmeno se fosse dentro o fuori dal contesto, quanto dentro ci sia di nostalgia e quanto di rassegnazione: qualcuno potrebbe illuminarmi (senza avanzare ipotesi, se possibile)?

    1. curiosa · · Rispondi

      probabilmente sto per fare una gaffe epica data dal mio livello di convinzione, ma sentendo molto questa frase credo volesse dire: potrei pagare-assumere-(visto il contesto sociale borghese in cui si trovava di ricchi-vuoti, contensto abiutale della prima moglie) un selvaggio-un cannibale-, dal nostro punto di vista un cannibale è ancora poco lontano dagli animali, inserito in un contesto sociale semplice, -al giorno- quindi sempre diverso per una questione di arricchimento culturale, e di primitività del rapporto credo anche, -per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle- per farmi insegnare(quindi umilità totale verso l’argomento e verso il primitivo) quanto sono distante dalla natura, quanto sono denaturalizzato appunto, a causa del contesto sociale che ci siamo creati. il contesto borghese è il più lontano dalla natura.

  9. Angelo Fronteddu · · Rispondi

    Amico Fragile é una bellissima canzone di Fabrizio, ove egli cerca, con “l’aiuto” dell’alcol, di descrivere il suo rapporto con il popolo sardo. Chi non é nato e vissuto in Sardegna, temo, avrá seri problemi a sdoganare questa poesia. Che altro non é che un concentrato di esperienze, domande, curiositá, rabbia verso le persone che lo circondano (in Sardegna) e con le quali vorrebbe, ma non riesce ad integrarsi. Per me questa canzone é stata e rimarrá un capolavoro. Grazie Fabrizio

  10. Anonimo · · Rispondi

    io sono la cugina di simone casetta e quindi la nipote ‘preferita’ perchè figlia della sorella più amata di antonio casetta, ho avuto la fortuna di conoscere la famiglia de andrè a carimate negli anni…..’70 e in questi cianotici giorni in cui sento un vero bisogno di un bel po’ di introspezione(?) ascoltare le canzoni che ho sentito nascere tanti anni fà negli studi o meglio nella sala d’incisione che mio zio aveva costruito in carimate all’interno della sua abitazione, mi stà facendo bene all’animo. grazie per avermi dato la possibilità di condividere questi momenti che allora erano fantomatici con un fratello simone e di sentirela stessa commozione di quando da bimba ascoltavo un vate ignoto di un tipo di musica che forse vale più di allora rispetto ai nostri giorni .

  11. chiudete gli occhi,ascoltatela ..poi immaginate che che vi dicano che l’ha scritta justin bieber ..
    e poi ancora vergognatevi del vostro snobismo sinistrorso figlio di un ignoranza emotiva che vi scambiare per cultura e poesia la produzione etilica dei vostri idoli anticonformisti….ah già è vero non ci sono più i cantautori di una volta !! buona fortuna

  12. E’ il brano più significativo della sua produzione, oserei dire il suo manifesto: lo stato di ubriaco ha un effetto ipnotico da dove scaturisce il subcosciente, cosa puo’ nascere dal subconscio di un artista puro se non un’opera d’arte?

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